Al termine di una maratona parlamentare, nella serata del 30 novembre 2021 le Commissioni  Riunite Lavoro e Finanze, impegnate nell’esame della Legge di conversione del c.d. Decreto  Fiscale (d.l. 21 ottobre 2021, n. 146) hanno approvato, con in voti di PD e Leu, un  emendamento dei Cinque Stelle che mette nuovamente a rischio gli assunti in  somministrazione a tempo indeterminato, che al momento complessivamente superano le 100mila  persone. 

La norma fissa al 30 settembre 2022 il limite temporale di impiego (oltre i 24 mesi) dei  lavoratori assunti in somministrazione a tempo indeterminato e inviati in missione a termine.  L’emendamento, in pratica, a partire dalla sua entrata in vigore, impedirà alle ApL di assumere in somministrazione a tempo indeterminato lavoratori impiegati con missioni a termine per un tempo superiore ai 24 mesi. 

Si ripropone, pertanto, quanto già scongiurato con la legge di conversione del cd. “Decreto  agosto 2020” che, nel medesimo caso, fissava il limite temporale di impiego al 31 dicembre 2021. Già all’epoca Assolavoro  e le organizzazioni sindacali di settore sollevarono l’allarme, mettendo in campo una serie di iniziative culminate nella mobilitazione del 23 settembre 2021. A seguito di queste iniziative, il Governo favorì, con il Decreto fiscale, l’approvazione di un emendamento che eliminava ogni vincolo temporale. Ora il Parlamento è tornato sui propri passi e la situazione si sta ripresentando nei medesimi termini. 

“Siamo molto preoccupati – evidenzia Alessandro Ramazza, Presidente di Assolavoro,  l’Associazione Nazionale delle Agenzie per il Lavoro che rappresenta oltre l’85% del settore  – sia per i nostri lavoratori assunti a tempo indeterminato (oltre 100mila, su oltre 500mila  impiegati mediamente per mese) sia per questo modo sconclusionato e irragionevole di  procedere. In pochi mesi il quadro normativo viene nuovamente mutato senza ragione, con  una scelta che penalizza tutti. È davvero arduo rinvenire una ragione in tutto ciò se si esclude  l’aprioristica avversione di taluni per il sistema delle imprese e la flessibilità negoziata qual è la  somministrazione di lavoro, ovvero l’unico istituto che garantisce tutti i diritti, le tutele e la  retribuzione tipiche del lavoro dipendente, oltre a numerose prestazioni aggiuntive in tema di  welfare e formazione.” 

Lavoratori, organizzazioni di settore e ApL sperano in un ripensamento, in assenza del quale si pone a rischio una vastissima platea di lavoratori assunti a  tempo indeterminato, con il pericolo ulteriore di disperdere tante professionalità formate con esperienza sul campo, dando corso a un turn over che non giova a nessuno.

A fronte di questo modo insensato di procedere ci appelliamo in ultima istanza al Primo  Ministro, Mario Draghi, pur consapevoli del fatto che la responsabilità di quanto avvenuto risiede in primo luogo in capo a quelle forze parlamentari che hanno prima proposto questa  scempiaggine e poi l’hanno votata, insieme ad altri. Occorre un intervento ad horas per  restituire serenità ai lavoratori e certezza al quadro normativo” – ha concluso Ramazza

La questione tecnica riguarda la confusione tra il contratto di lavoro tra Agenzia e lavoratore  assunto a tempo indeterminato e quello che lega l’Agenzia all’azienda committente. All’indomani della conversione in legge del cd. “Decreto Dignità” (D.L. 12 luglio 2018, n. 87), il  Ministero del Lavoro chiarì opportunamente che, in caso di assunzione a tempo indeterminato  dei lavoratori somministrati da parte delle Agenzie per il Lavoro, i limiti individuati dal Decreto  (durata, causale, ecc.) non trovassero applicazione (Circolare n. 17 del 31 ottobre 2018). Tale  principio era tra l’altro già pacifico e consolidato in dottrina.